Preziosa e fragile Instabile e precaria Chiara e magnetica Leggera come l’aria Sempre moderna anche quando è fuori moda Sempre bellissima cammina per la strada All’orizzonte, dietro la fronte Sul palcoscenico e dietro le quinte Allenami, insegnami a vivere con te
Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà (viva) La libertà
Viva viva viva viva
Parola magica, mettila in pratica Senti che bella è, quant’è difficile E non si ferma mai, non si riposa mai Ha mille rughe ma è sempre giovane Ha cicatrici qua, ferite aperte là Ma se ti tocca lei ti guarirà Ha labbra morbide, braccia fortissime E se ti abbraccia ti libererà
Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà Viva la libertà Viva la libertà (viva) La libertà
Viva viva viva viva Io ti difenderò, madre dolcissima Esigentissima, fantasmagorica Atletica, magnetica Volatile e poetica Le donne e gli uomini, gli esseri umani Piante selvatiche e tutti gli animali Spiriti liberi, ovunque siate voi Fatevi vivi manifestatevi
Viva la libertà (viva) La libertà Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà (viva) La libertà
La voglio qui per me, la voglio qui per te La voglio anche per chi non la vuole per sé Tempi difficili, a volte tragici Bisogna crederci e non arrendersi
Viva la libertà (viva) Viva la libertà Viva la libertà (viva) Viva libertà Viva la libertà (viva) La libertà Viva la libertà (viva) La libertà Viva la libertà Viva viva viva viva Viva la libertà (viva) (Eh va) (Viva) ha (viva) (Viva)
tirée du Cantique d’Ézéchias pour une personne convalescente
J’ai vu mes tristes journées décliner vers leur penchant;
Au midi de mes années je touchais à mon couchant:
La Mort, déployant ses ailes, couvrait d’ombres éternelles
La clarté dont je jouis;
Et, dans cette nuit funeste, je cherchais en vain le reste de mes jours évanouis.
Grand Dieu, votre main réclame les dons que j’en ai reçus;
Elle vient couper la trame des jours qu’elle m’a tissus:
Mon dernier soleil se lève et votre souffle m’enlève de la terre des vivants,
Comme la feuille séchée, qui, de sa tige arrachée, devient le jouet des vents.
Ainsi, de cris et d’alarmes, mon mal semblait se nourrir;
Et mes yeux, noyés de larmes, etaient lassés de s’ouvrir.
Je disais à la nuit sombre: Ô nuit, tu vas dans ton ombre m’ensevelir pour toujours!
Je redisais à l’aurore: le jour que tu fais éclore est le dernier de mes jours!
———————————————————————————————————————- Tableau du peintre espagnol Francisco de Zurbarán (1598-1664) Saint-François d’Assise (1640) Conservé au Musée national d’Art de Catalogne à Barcelone.
———————————————————————————————————————– Musique du compositeur russe Igor Stravinsky (1882-1971) L’Oiseau de feu (1910) Finale Interprétation: New York Philharmonic Direction: Leonard Bernstein.
Il video mostra una classificazione di brani illustri, capolavori della musica colta.
Si tratta di una raccolta soggettiva e non esaustiva che contiene 40 brani famosi e un bonus finale.
Ascolta con attenzione i brani, trascrivi l’elenco dei nomi dei compositori e i titoli delle opere e assegna alle opere un nuovo ordine in base al tuo gradimento personale. Alla fine svolgi una ricerca approfondita sul brano a cui ha assegnato la prima e l’ultima posizione.
Il brano ha ottenuto un enorme successo a livello mondiale, ricevendo, tra i vari riconoscimenti, un Golden Globe, un Premio Oscar e due Grammy Award, e diventando il più premiato nella storia della musica.
Testo
Tell me something, girl Are you happy in this modern world? Or do you need more? Is there something else you’re searchin’ for?
I’m falling In all the good times, I find myself longin’ for change And in the bad times, I fear myself
Tell me something, boy Aren’t you tired trying to fill that void? Or do you need more? Ain’t it hard keeping it so hardcore?
I’m falling In all the good times, I find myself longing for change And in the bad times, I fear myself
I’m off the deep end, watch as I dive in I’ll never meet the ground Crash through the surface, where they can’t hurt us We’re far from the shallow now
In the sha-ha, sha-ha-llow In the sha-ha-sha-la-la-la-llow In the sha-ha, sha-ha-llow We’re far from the shallow now
Oh, ha-ah-ah Ah, ha-ah-ah, oh, ah Ha-ah-ah-ah
I’m off the deep end, watch as I dive in I’ll never meet the ground Crash through the surface, where they can’t hurt us We’re far from the shallow now
In the sha-ha, sha-ha-llow In the sha-ha-sha-la-la-la-llow In the sha-ha, sha-ha-llow We’re far from the shallow now
Alice nel Paese delle meraviglie: sold out per la replica di questa mattina 06 febbraio 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone!
Abbiamo assistito con le nostre classi 2A, 2C e 2D dell’Istituto Comprensivo “Via dal Verme” Roma ad uno spettacolo ricco di suggestioni che ruota intorno alla straordinaria favola di Lewis Carroll: attori, scene, costumi e le musiche eseguite dal vivo dai ragazzi della JuniOrchestra e delle compagini corali giovanili dell’Accademia di Santa Cecilia in collaborazione con la Compagnia Venti Lucenti.
M.R.M
Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini
La parola agli alunni…
Il 6 febbraio alcune classi della nostra scuola, tra cui la mia, sono andate all’Auditorium Parco della Musica a vedere lo spettacolo-concerto “Alice nel Paese della meraviglie”. Questo spettacolo è stato veramente bello ed interessante, la musica era molto coinvolgente e soprattutto bisogna fare i complimenti all’orchestra che ha suonato per tutto lo spettacolo, realizzando una colonna sonora bellissima!! Gli attori sono stati bravissimi e sono riusciti a narrare la storia in modo chiaro, ma anche caotico ed interessante, come la fiaba originale è. Mi è piaciuto il fatto che ci sono state delle parti in cui anche il pubblico, interagiva con lo spettacolo. In generale lo spettacolo è molto valido, lo consiglio a tutti! Santa Cecilia è un Accademia musicale fantastica, inoltre ci tengo a ringraziare Tommaso, un nostro compagno e amico che ha suonato nell’orchestra come contrabbassita. Consiglio a tutti di prenotare prima possibile i biglietti per il prossimo spettacolo! 🙂
L’Epitaffio di Sicilo è un documento musicale dell’antica Grecia, costituito da 12 righe di testo, di cui 6 accompagnate da notazione alfabetica greca di una melodia musicale frigia in otto misure, scolpite su una stele funeraria di marmo.
Ritrovato a Aydın, in Anatolia, nel 1883, la sua datazione varia dal II secolo a.C. al I secolo d.C.
Dal 1966 è conservato al Museo nazionale danese, a Copenaghen (no. 35 e sala 11; numero di catalogo 14897).
La trascrizione diplomatica della stele è la seguente:
la melodia, con un carme di quattro versi disteso su sei righe;
la dedica.
Traduzione in Italiano:
«Un’immagine, la pietra, [io] sono; mi pone qui Sicilo, di un ricordo immortale segno durevole.»
«Finché vivi, mostrati al mondo, non affliggerti per niente: la vita dura poco. Il tempo esige infine il suo tributo.»
In questa ricostruzione della stele funeraria si possono notare, sopra ogni riga di testo, lettere che indicano la melodia e segni che indicano la durata:
Il punto • , chiamato anche stigme, indica il tempo forte
Le parentesi orizzontali ⏝ collegano gruppi di note
Il trattino ― , chiamato anche diseme, raddoppia la durata della nota
I due trattini perpendicolari ⏗ , anche detti triseme, triplicano la durata della nota
Nella melodia è stata utilizzata la scala ionica: un particolare tipo di scala in cui ogni lettera greca ha un valore differente, secondo il seguente schema
la traduzione in notazione moderna, dà questo risultato:
“Hurrian Hymn No. 6” (c.1400 B.C.E.) Ancient Mesopotamian Music Fragment
Interprete: Michael Levy, specializzato in antiche composizioni con la lira.
La Canzone più antica del mondo è l’inno a Nikkal del 1.400 a.C.
Le canzoni Hurrite sono una collezione di tavolette scritte in caratteri cuneiformi ritrovate nell’antica città di Ugarit, in Siria, e risalenti circa al 1.400 avanti Cristo. Una di queste tavolette, quasi completa, contiene l’inno dedicato a Nikkal, antica divinità dei frutteti, ed è quindi la più antica melodia musicale completa al mondo. Anche se i nomi di alcuni altri compositori di tavolette semi-distrutte sono noti e sono Tapšiẖuni, Puẖiya(na), Urẖiya e Ammiya, il nome dell’autore della tavoletta “H.6″ è ignoto, rendendo l’antica melodia una composizione sostanzialmente anonima.
Gli inni sacri rinvenuti sono circa 36, e furono rinvenuti nel 1950 nel Palazzo Reale di Ugarit, presso il sito Ras Shamra, in Siria. Il resoconto completo dei frammenti ritrovati fu pubblicato da Emmanuel Laroche, che identificò come parti di un’unica tavoletta di argilla i tre frammenti catalogati come RS 15.30, 15.49 e 17,387. Il testo completo dell’inno fu pubblicato nel 1975. Nell’antichità il brano veniva certamente suonato con uno strumento a corde, che poteva essere un’arpa o, più probabilmente, con un lira.
La tavoletta fa parte della collezione permanente del Museo Nazionale di Damasco, e sotto è possibile vedere l’immagine con i caratteri cuneiformi:
Concerto di beneficenza dell’orchestra e del coro degli studenti di medicina europei (EMSOC) 2017 a Basilea, Svizzera.
Anton Bruckner (1824-1896) Locus iste UniversitätsChor München Leitung: Johannes Kleinjung Live-Aufzeichnung vom 6. Februar 2011, Große Aula der LMU München
Beethoven e Bruckner rappresentati su una finestra della Cattedrale di Linz
Locus iste (“Questo luogo”), WAB 23, è un mottetto sacro composto da Anton Bruckner nel 1869. Il testo corrisponde al graduale latino Locus iste, dedicato all’anniversario della consacrazione di una chiesa (Missa in anniversario dedicationis ecclesiae). L’incipit Locus iste a Deo factus est significa “Questo luogo è stato creato da Dio”.
Bruckner compose il brano per coro a cappella per la consacrazione della cappella votiva della Cattedrale di Linz a Linz, in Austria, dove Bruckner era stato organista.
Fu pubblicato nel 1886 insieme con altri tre mottetti sacri. Bruckner compose il Locus iste l’11 agosto del 1869.
In quel periodo Bruckner viveva a Vienna, dove insegnava al Conservatorio di Vienna come professore di armonia e contrappunto e all’Università di Vienna come professore part-time dal 1876.Aveva mantenuto uno stretto rapporto con la Cattedrale di Linz, dove era stato organista dal 1855 al 1868. Il brano fu eseguito il 1º maggio 1862 nel cantiere della cattedrale.
Il mottetto è composto per coro misto a cappella. È nella tonalità di Do maggiore, ha 48 misure e dura circa tre minuti. Il testo è incentrato sul concetto di luogo sacro e si basa sull’episodio biblico del Sogno della scala di Giacobbe, in cui Giacobbe afferma “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’’ (Genesi, 28,16), e su quello del Roveto ardente, quando a Mosè è intimato ‘’Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!’’ (Esodo, 3,5)
Locus iste a Deo factus est, inaestimabile sacramentum, irreprehensibilis est.
Questo luogo è stato creato da Dio, è un sacramento inestimabile, è perfetto.
Feliz Navidad Feliz Navidad Feliz Navidad Prospero Ano y Felicidad.
Feliz Navidad Feliz Navidad Feliz Navidad Prospero Ano y Felicidad.
I wanna wish you a Merry Christmas I wanna wish you a Merry Christmas I wanna wish you a Merry Christmas From the bottom of my heart.
I wanna wish you a Merry Christmas I wanna wish you a Merry Christmas I wanna wish you a Merry Christmas From the bottom of my heart.
[Ripetere 3 volte]
Feliz Navidad Feliz Navidad Feliz Navidad Prospero Ano y Felicidad.
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Joy to the World
Joy to the world, the Lord is come Let Earth receive her King Let every heart prepare Him room And Heaven and nature sing And Heaven and nature sing And Heaven, and Heaven, and nature sing
Joy to the Earth, the Savior reigns Let all their songs employ While fields and floods, rocks, hills and plains Repeat the sounding joy Repeat the sounding joy Repeat, repeat, the sounding joy
He rules the world with truth and grace And makes the nations prove The glories of His righteousness And wonders of His love And wonders of His love And wonders, wonders, of His love
Joy to the world, the Lord is come Let Earth receive her King Let every heart prepare Him room And Heaven and nature sing (And Heaven and nature sing) And Heaven and nature sing (And Heaven and nature sing) And Heaven, and Heaven, and nature sing And Heaven, and Heaven, and nature sing
Joy to the world, the Lord is come Let Earth receive her King Let every heart prepare Him room And Heaven and nature sing (And Heaven and nature sing) And Heaven and nature sing (And Heaven and nature sing) And Heaven, and Heaven, and nature sing And Heaven, and Heaven, and nature sing
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So this is Christmas And what have you done Another year over And a new one just begun And so this is Christmas I hope you have fun The near and the dear one The old and the young
A very Merry Christmas And a happy new year Let’s hope it’s a good one Without any fear
And so this is Christmas For weak and for strong For rich and the poor ones The world is so wrong And so happy Christmas For black and for white For yellow and red one Let’s stop all the fight
A very Merry Christmas And a happy new year Let’s hope it’s a good one Without any fear
And so this is Christmas And what have we done Another year over A new one just begun And so happy Christmas We hope you…
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A Natale puoi
A natale puoi, fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo, che rincorrevi tanto.
E’ natale e a natale si può fare di più; è natale e a natale si può amare di più; è natale e a natale si può fare di più per noi; A natale puoi.
A natale puoi
dire ciò che non riesci a dire mai: che bello stare insieme, che sembra di volare, che voglia di gridare, quanto ti voglio bene. E’ natale e a natale si può fare di più; è natale e a natale si può amare di più; è natale e a natale si può fare di più per noi; A natale puoi. è natale e a natale si può amare di più; è natale e a natale si può fare di più per noi; A natale puoi.
Luce blu, c’è qualcosa dentro l’anima che brilla di più, è natale anche all’amore, che non c’è solo a natale, che ogni giorno crescerà se lo vuoi. A natale puoi.
E’ natale e a natale si può fare di più; è natale e a natale si può amare di più; è natale e a natale si può fare di più;
è natale e a natale puoi fidarti di più. A natale puoi: Puoi fidarti di più. A natale puoi.
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Caro Gesù ti scrivo
Caro Gesù ti scrivo per chi non ti scrive mai,
per chi ha il cuore sordo bruciato dalla vanità,
per chi ti tradisce per quei sogni che non portano a niente,
per chi non capisce questa gioia di sentirti sempre amico e vicino.
Caro Gesù ti scrivo per chi una casa non ce l’ha,
per chi ha lasciato l’Africa lontana e cerca un po’ di solidarietà,
per chi non sa riempire questa vita con l’amore e i fiori del perdono,
per chi crede che sia finita, per chi ha paura del mondo che c’è
e più non crede nell’uomo.
Gesù ti prego ancora:
vieni a illuminare i nostri cuori soli,
a dare un senso a questi giorni duri,
a camminare insieme a noi.
Vieni a colorare il cielo di ogni giorno,
a fare il vento più felice intorno,
ad aiutare chi non ce la fa…
Caro Gesù ti scrivo perché non ne posso più
di quelli che sanno tutto e in questo tutto non ci sei tu,
perché voglio che ci sia più amore per quei fratelli che non hanno niente,
e che la pace, come il grano al sole, cresca e poi diventi pane d’oro
Un brano che mi piace molto: The Unanswered question di Charles Edward Ives.
Una domanda sull’esistenza, viene ripetuta ben sette volte e sempre uguale dalla tromba, sul silenzio dei Druidi – un largo degli archi -; la question ottiene sei risposte sempre più concitate, dissonanti e affannose da un quartetto di flauti (combattenti) e alla fine… rimane senza risposta!
Poliritmia in perfetto equilibrio: archi e tomba sempre in Largo molto sempre 50=semiminima; quartetto di flauti in tempo sempre più veloce: prima adagio come la tromba e gli archi, poi… andante, allegretto, allegro, allegro molto, allegro accelerando verso il presto, molto agitando e con fuoco!
Qui sono postati i materiali, elaborazione in classe.
Buon ascolto!
James Sinclair, Conductor. Northern Sinfonia
Robert Morgan osserva che la composizione è costruita su tre distinti strati, ciascuno dei quali mostra una specifica caratteristica musicale. Il primo strato è costituito dagli archi, che suonano fuori scena una serie di triadi a note lunghe che potrebbero appartene alla tonalità di Do o di Sol, sempre con dinamiche molto basse e in tempo Largo. La tromba, pur suonando sempre con il tempo degli archi, appartiene invece ad un secondo strato in quanto ripete sette volte, e in modo quasi sempre uguale, una figura melodica atonale che rappresenta la “question” del titolo. Il terzo strato è rappresentato dai quattro flauti che “rispondono” per sei volte alla “domanda” della tromba con dei passaggi polifonici dissonanti che diventano sempre più forti dinamicamente, più frenetici come ritmo interno e più veloci come tempo, passando da un Adagio iniziale ad un Molto agitando, con fuoco finale. [Morgan 1991, p. 145]
Il compositore illustra il significato del suo pezzo in una nota introduttiva alla partitura:
Gli archi suonano ppp da cima a fondo senza mai cambiare tempo. Essi vogliono rappresentare “I Silenzi dei Druidi che sanno, vedono e non odono nulla”. La tromba intona “L’eterna domanda sull’Esistenza” e la ribadisce ogni volta con la medesima intonazione espressiva. Ma la ricerca dell’ “Invisibile risposta” intrapresa dai flauti […] cresce gradualmente in intensità, velocità e volume sonoro, partendo da un animando per arrivare ad un con fuoco. Non è necessario che questa parte sia suonata nell’esatto numero di battute indicate. Deve essere eseguita in modo da assumere piuttosto un carattere improvvisatorio […] “Coloro che rispondono azzuffandosi” [i flauti] man mano che il tempo passa, e dopo un “convegno segreto”, sembrano intuire la futilità di questa ricerca e cominciano a beffarsi della “Domanda”. La disputa per il momento è sospesa. Dopo la loro scomparsa, la” Domanda” è posta per l’ultima volta, ed “I Silenzi” si odono ancora nella “Indisturbata solitudine” [C. Ives, pref. alla partitura, trad. in Vinay 1974, p.135].
Nella quinta conferenza, intitolata “The Twentieth Century Crisis”, Bernstein discute “The Unanswered Question” di Charles Ives.
Namadingo Ft. Giddes Chalamanda – Linny Hoo (Beautiful Music From Africa) Legend Giddes
Giddess Chalamanda è nato il 15 gennaio 1930, è più comunemente conosciuto come “Agide”. È un artista acustico malawiano. Nacque a Chiradzulu nella regione meridionale del Malawi. È uno degli artisti leggendari del Malawi.
Nel luglio 2020 Chalamanda, che si esibisce da oltre 70 anni, ha collaborato con l’artista gospel locale del Malawi Patience Namadingo e insieme a lui ha realizzato il remix di una serie di sue canzoni di successo tra cui “Linny hoo”, “Buffalo Soldier” e “Che meri”.
La sua canzone “Linny hoo” è un’ode a una delle sue figlie, un mashup con il dottor Namadingo che ha fatto tendenza su Tiktok ottenendo oltre un milione di visualizzazioni in tutto il mondo.
La canzone è cantata in Chewa, una delle lingue più parlate del Malawi.
Wolfgang Amadeus Mozart – Concerto per corno n. 1 in re maggiore, K. 412
Orchestra: Philharmonia Orchestra – Direttore: Herbert Von Karajan – Solista: Dennis Brain – Anno di registrazione: 1953
Concerto per corno n. 1 in re maggiore, K. 412/514 (K. 386b), scritto nel 1782.
00:00 – I. Allegro
04:45 – II. Rondo. allegro
Il concerto per corno e orchestra n. 1 in Re maggiore K 412 è il primo dei quattro concerti (K 417, K 447, K 495) scritti da Wolfgang Amadeus Mozart per corno ed orchestra e consta di due soli movimenti che le ultime ricerche considerano come brani giustapposti e non pensati per far parte della stessa opera.
Il concerto venne scritto per Joseph Ignaz Leutgeb uno degli amici che starà vicino a Mozart sino alla sua morte e che era già stato elemento dell’orchestra di corte di Salisburgo.
La prima parte è un allegro dove il primo episodio del corno appare dopo una introduzione orchestrale. Il corno e l’orchestra si accompagnano scambievolmente interrompendosi più volte ed in modo via via più energico. La seconda parte è nuovamente un allegro che sul finire si tramuta in rondò sullo “stile di caccia” al quale il corno era legato prima delle innovazioni apportate allo strumento nel XIX secolo.
Mozart non si fa intimidire e, nonostante le oggettive limitazioni dello strumento, ne individua subito il suo utilizzo virtuosistico.
Curiosità
La partitura reca fra i pentagrammi divertenti commenti che Mozart scrive per l’amico Leutgeb che doveva essere impegnato allo spasimo dalle richieste virtuosistiche del compositore. All’inizio della parte riservata al corno annota “Adagio” quale invito all’amico a prendere con la dovuta cautela l’interpretazione del pezzo. Sempre in italiano continua poi con le seguenti note: “A lei Signor Asino; animo; presto; coraggio; oh, che stonatura; ohimè; respira un poco; avanti, avanti; oh, porco infame; e vieni a seccarmi per la quarta; oh, maledetto; anche bravura?; bravo; ah! trillo di pecore; finisci?” Al termine del brano quale moto di liberazione annota “Grazie al ciel! basta, basta!”.
W. A. Mozart: Concerto per corno e orchestra n. 1 in re maggiore K 412. I Mov. Radek Baborák, corno · Daniel Barenboim, direttore · Berliner Philharmoniker / Registrato all’Estates Theatre, Praga, 1 maggio 2006
Felix Klieser & Camerata Salisburgo – Mozart: Concerto per corno, n. 1, KV 412 – I. Allegro
Concerto per corno n. 2 in mi bemolle maggiore, K. 417
Orchestra: Philharmonia Orchestra – Direttore: Herbert von Karajan – Solista: Dennis Brain – Anno di registrazione: 1953
Concerto per corno n. 2 in mi bemolle maggiore, K. 417, scritto nel 1783.
00:00 – I. Allegro maestoso
06:40 – II. Andante
10:14 – III. Rondo
Mozart completò quest’opera nel 1783 per il cornista Joseph Leutgeb; l’accompagnamento è segnato per coppie di oboi e corni, più archi. Leutgeb, 24 anni più vecchio di Mozart e suonatore di corno nell’orchestra di corte di Salisburgo, conosceva il compositore fin dall’infanzia.
Il virtuosismo di Leutgeb, acclamato dai parigini oltre che dai viennesi, era ovviamente ancora intatto quando Mozart scrisse per lui un concerto Rondo (K. 371), poi un quintetto con archi (K. 407e i primi due dei quattro concerti numerati male, tutti in mi bemolle per il corno senza valvole. Se, nel 1787, l’invecchiamento aveva cominciato a compromettere la sua tecnica, Leutgeb rimase un superbo suonatore di legato.
K. 417, nonostante il numero pubblicato, fu il primo concerto e recava questo autografo: “Wolfgang Amadè Mozart ha pietà di Leutgeb, asino, bue e sempliciotto, a Vienna il 27 maggio 1783”. Avrebbe scritto in modo ancora più offensivo in seguito, ma chiaramente si è preoccupato moltissimo per questo amico di una vita che gli è sopravvissuto per un decennio.
Apre il concerto un allegro maestoso in forma sonata. Il materiale tematico viene esposto dall’orchestra in cui, seppure per brevi sequenze, emerge la coppia di oboi. La cantabilità ha la sua migliore espressione nel successivo andante dove solista e orchestra si rincorrono in un gioco di raffinate imitazioni. È comunque nel rondò che costituisce il terzo tempo che emergono i motivi più interessanti. Il compositore con l’aiuto dei due ulteriori corni inseriti nell’orchestra riesce ad evocare efficacemente scene di caccia. Interruzioni e ripetizioni dei temi forniscono al movimento toni divertenti ed ironici che conducono ad un frizzante finale.
Felix Klieser, horn Terje Tønnesen, leader Norwegian Chamber Orchestra
Felix Klieser, horn Terje Tønnesen, leader Norwegian Chamber Orchestra
Felix Klieser, horn Terje Tønnesen, leader Norwegian Chamber Orchestra
Dımash Qudaıbergen è un cantautore e polistrumentista kazako. Ha effettuato studi universitari sia in musica classica sia in musica contemporanea; dotato di orecchio assoluto, si distingue per la precisione nell’attacco delle note, la flessibilità nella dinamica e per il suo registro musicale che si estende per sei ottave e cinque semitoni, da A1 a D8.Questo varia da sotto le note più basse della gamma del basso a ben oltre la nota più alta della gamma del soprano. Sebbene gli fosse stata offerta una posizione all’Opera di Astana ha preferito una carriera nel panorama musicale contemporaneo, incorporando elementi di musica classica, musica tradizionale kazaka e musica pop.
Ha guadagnato notorietà in Kazakistan e nei paesi ex-sovietici nel 2015 dopo aver vinto la competizione Slavianski Bazaar a Vitebsk in Bielorussia. È diventato popolare in Cina dopo aver partecipato al programma The Best Singer 2017 sul canale Hunan. Ha inoltre acquisito notevole popolarità a livello internazionale in virtù delle sue doti canore che hanno stupito maestri di canto e il pubblico generale, tanto che alcuni lo definiscono un alieno, il miglior cantante al mondo e la voce più bella mai esistita.
Nel corso di un’esibizione dal vivo nel 2017 è riuscito a cantare un re nell’ottava ottava appena sotto il record mondiale, che secondo il Guinness dei primati appartiene al cinese Wang Xiaolong che è riuscito a riprodurre un mi nell’ottava ottava durante una trasmissione televisiva.
Il suo disco di esordio iD, annunciato il 13 giugno 2019 sul suo profilo Instagram ufficiale, è diventato disco di platino in soli 37 secondi.
Ave Maria – G. Caccini / Brinums – Inessa Galante /
Letvia National Symphony Orchestra / A. Vilumanis
Dimash Kudaibergen ha eseguito la composizione “Ave Maria” al concerto di gala finale del New Wave 2021 International Competition for Young Performers a Sochi, in Russia.
«432 Hz è la frequenza che risuona naturalmente con le frequenze base del nostro organismo e dell’universo. La musica che si basa sul 432 Hz dà pace, energia e guarigione».
Bella musica per aumentare i livelli di serotonina, dopamina e rilasciare endorfine – libera la negatività.
432 Hz – Musica di guarigione profonda per il corpo e l’anima – Musica di riparazione del DNA, musica di rilassamento, musica di meditazione.
Un brano che mi piace molto: The Unanswered question di Charles Edward Ives.
Una domanda sull’esistenza, viene ripetuta ben sette volte e sempre uguale dalla tromba, sul silenzio dei Druidi – un largo degli archi -; la question ottiene sei risposte sempre più concitate, dissonanti e affannose da un quartetto di flauti (combattenti) e alla fine… rimane senza risposta!
Poliritmia in perfetto equilibrio: archi e tomba sempre in Largo molto sempre 50=semiminima; quartetto di flauti in tempo sempre più veloce: prima adagio come la tromba e gli archi, poi… andante, allegretto, allegro, allegro molto, allegro accelerando verso il presto, molto agitando e con fuoco!
Qui sono postati i materiali, elaborazione in classe.
Buon ascolto!
James Sinclair, Conductor. Northern Sinfonia
Robert Morgan osserva che la composizione è costruita su tre distinti strati, ciascuno dei quali mostra una specifica caratteristica musicale. Il primo strato è costituito dagli archi, che suonano fuori scena una serie di triadi a note lunghe che potrebbero appartene alla tonalità di Do o di Sol, sempre con dinamiche molto basse e in tempo Largo. La tromba, pur suonando sempre con il tempo degli archi, appartiene invece ad un secondo strato in quanto ripete sette volte, e in modo quasi sempre uguale, una figura melodica atonale che rappresenta la “question” del titolo. Il terzo strato è rappresentato dai quattro flauti che “rispondono” per sei volte alla “domanda” della tromba con dei passaggi polifonici dissonanti che diventano sempre più forti dinamicamente, più frenetici come ritmo interno e più veloci come tempo, passando da un Adagio iniziale ad un Molto agitando, con fuoco finale. [Morgan 1991, p. 145]
Il compositore illustra il significato del suo pezzo in una nota introduttiva alla partitura:
Gli archi suonano ppp da cima a fondo senza mai cambiare tempo. Essi vogliono rappresentare “I Silenzi dei Druidi che sanno, vedono e non odono nulla”. La tromba intona “L’eterna domanda sull’Esistenza” e la ribadisce ogni volta con la medesima intonazione espressiva. Ma la ricerca dell’ “Invisibile risposta” intrapresa dai flauti […] cresce gradualmente in intensità, velocità e volume sonoro, partendo da un animando per arrivare ad un con fuoco. Non è necessario che questa parte sia suonata nell’esatto numero di battute indicate. Deve essere eseguita in modo da assumere piuttosto un carattere improvvisatorio […] “Coloro che rispondono azzuffandosi” [i flauti] man mano che il tempo passa, e dopo un “convegno segreto”, sembrano intuire la futilità di questa ricerca e cominciano a beffarsi della “Domanda”. La disputa per il momento è sospesa. Dopo la loro scomparsa, la” Domanda” è posta per l’ultima volta, ed “I Silenzi” si odono ancora nella “Indisturbata solitudine” [C. Ives, pref. alla partitura, trad. in Vinay 1974, p.135].
Da “The Unanswered Question”, Six Talks at Harvard di Leonard Bernstein.
Nella quinta conferenza, intitolata “The Twentieth Century Crisis”, Bernstein descrive “The Unanswered Question” di Charles Ives.
I pianeti, op. 32 (The Planets) è una suite per grande orchestra in sette movimenti, scritta dal compositore inglese Gustav Holst fra il 1914 e il 1916.
È scritta per un organico particolare, molto ampio, influenzato molto probabilmente da alcune composizioni di Gustav Mahler (Sinfonia n. 6) e Arnold Schönberg (5 pezzi per orchestra). Questa suite prende spunto dalla passione dell’autore per l’astrologia e la teosofia.
Ognuno dei sette movimenti reca nel titolo il nome e il carattere astrologico di un pianeta.
Mars, the Bringer of War
Venus, the Bringer of Peace
Mercury, the Winged Messenger
Jupiter, the Bringer of Jollity
Saturn, the Bringer of Old Age
Uranus, the Magician
Neptune, the Mystic
Il primo dei sette brani della suite è Mars, The Bringer Of War (“Marte, il portatore di guerra”), ispirato al carattere battagliero e implacabile del dio della mitologia greca e romana che dà il nome al pianeta. È un brano imponente e impressionante, dall’opprimente ritmo di 5/4 (che nel finale cambia in 5/2 e in 3/4) e dalle forti dissonanze; fu definito “il più feroce pezzo di musica di tutti i tempi” ed evoca una scena di battaglia di immense proporzioni. È il brano più famoso, citato e imitato di Holst. Ha certamente influenzato un certo stile compositivo di colonne sonore del cinema, specie di film d’ambientazione fantascientifica. Holst diresse l’esecuzione di questo movimento poco più veloce di una marcia, dandogli un carattere meccanico e inumano.
Il secondo brano è Venus, the Bringer of Peace (“Venere, la portatrice di pace”), brano pacato, sereno e dolcemente evocativo, ispirato alla figura dell’antica dea e dall’apparenza di luminosa placidità del pianeta (Venere è il pianeta più luminoso del cielo).
Mercury, the Winged Messenger (“Mercurio, il messaggero alato”) è uno scherzo veloce, leggero, scintillante nell’orchestrazione e nell’uso di armonie esotiche. Probabilmente l’idea di velocità fu ispirata anche dal fatto che il pianeta Mercurio ruota molto velocemente intorno al sole (88 giorni).
Jupiter, the Bringer of Jollity (“Giove, il portatore dell’allegria”), brano di larga popolarità, alterna momenti di grande allegria e scoppiettante giovialità a momenti (nella sezione centrale) di epica, cantabile solennità. L’inciso centrale fu infatti rielaborato successivamente da Holst in un inno (I Vow to Thee, My Country), molto popolare in Inghilterra ed usato spesso in occasioni solenni. Il pianeta Giove è il più grande del sistema solare.
Il brano dedicato a Saturno, Saturn, the Bringer of Old Age (“Saturno, il portatore della vecchiaia”), che inizia con una regolare e lugubre scansione ritmica, come il ticchettio di un orologio, che accompagna poi l’intero brano, rappresenta l’ineluttabilità del cammino della vita e rivela sia la dignità sia la fragilità della vecchiaia. È il brano più originale della serie e Holst lo predilesse tra tutti.
Uranus, the Magician (“Urano, il mago”) è un brano dall’incedere frenetico e grottesco, caratterizzato da una crescente vitalità che sfocia in un pianissimo finale, chiaramente un omaggio ad un altro celebre scherzo sinfonico, L’Apprendista Stregone di Paul Dukas.
Neptune, the Mystic (“Nettuno, il mistico”), che rappresenta il remoto e misterioso (all’epoca) pianeta Nettuno, è un brano misterioso ed evocativo di remoti mondi alieni, privo di un tema ben definito, un’eterea alternanza di due accordi minori a distanza di una terza minore, che nella parte finale viene arricchito da un coro femminile dietro le quinte.
La Terra non è inclusa.
Gustav Holst
Gustav Theodor Holst (Cheltenham, 21 settembre 1874– Londra, 25 maggio 1934) è stato un compositore e direttore d’orchestra inglese.
I pianeti: il trionfo mondiale
La suite I pianeti (The Planets) fu e rimane ancora oggi l’opera più amata e ammirata di Holst. Fu concepita a partire dal 1914 sulla scia del grande interesse per l’astrologia e la teosofia che Holst aveva sviluppato a partire dal viaggio in Spagna e dalla conoscenza con C. Bax, e delle letture (soprattutto dell’opera dell’astrologo Alan Leo). Holst e la moglie risiedevano spesso nella casa di campagna di Thaxted, nell’Essex, immersi in un ambiente ricco di suggestioni del passato, a cominciare dall’architettura medievale e dal paesaggio.
È una serie di bozzetti musicali ispirati da ‘umori’ legati ai pianeti, piuttosto che qualcosa di concretamente collegato all’astrologia. Holst aveva comunque certamente tratto ispirazione dal libro The Art of Synthesis di Alan Leo, che è diviso in capitoli ognuno dei quali è dedicato ad un pianeta e ne descrive le caratteristiche della personalità e i valori ad esso associati, così che per esempio, nel libro di Leo
Marte – Indipendente, ambizioso, caparbio
Venere – Amore che rinasce, emotività
Mercurio – Il messaggero alato degli dei, pieno di risorse, eclettico
Giove – Portatore d’abbondanza e perseveranza.
Holst fu inoltre influenzato da un astrologo del XIX secolo chiamato Raphael, il cui libro verte sul ruolo che giocano i pianeti nei destini del mondo. L’opera venne completata in due fasi: dapprima Marte, Venere e Giove, quindi Saturno, Urano, Nettuno e Mercurio dopo una pausa dedicata ad altre composizioni. L’ultima nota fu scritta nel 1916. L’influenza di Stravinskij fu colta da un critico, che definì la suite “la Sagra della Primavera inglese”. È possibile scorgervi anche influenze di Debussy e Richard Strauss, oltre che dell’amico Vaughan Williams.
È inoltre interessante notare che The Planets è stato fonte d’ispirazione per varie colonne sonore cinematografiche. È noto che John Williams usò Marte, assieme ad altri brani di musica classica, come musica provvisoria non originale durante la lavorazione di Guerre stellari e in seguito ne citò palesemente alcuni temi nella sua colonna sonora originale definitiva. Si notano anche somiglianze tra la colonna sonora (di Alan Silvestri) di The Abysse Nettuno, tra la colonna sonora (di Bernard Herrmann) di La donna che visse due volte e Viaggio al centro della Terra e Saturno, tra quella (opera di James Horner) di Titanic e Nettuno o Braveheart – Cuore impavido con “Giove” e infine tra quella de La Bibbia (1966) e – ancora una volta – Saturno.
La pattinatrice di livello mondiale giapponese Mao Asada scelse di utilizzare Jupiter come musica di accompagnamento per le esibizioni da galà che si svolsero al termine delle gare ISU per l’annata 2011 – 2012 nella versione rivista dallo stesso Holst nella quale l’inciso centrale fa da accompagnamento all’inno popolare inglese I vow to thee, my country.
La Moldava è un poema sinfonico del 1874 composto da Bedřich Smetana facente parte del ciclo sinfonico Má vlast (“La mia patria”) insieme ad altri cinque poemi.
Nella Moldava, Smetana celebra la bellezza del fiume Moldava (da cui ha preso nome anche il poema), che nasce nei boschi della Selva Boema e dopo aver attraversato la campagna, giunge a Praga per poi sfociare nell’Elba, che a sua volta si getterà nel Mare del Nord.
Il poema sinfonico è diviso in sette parti: le sorgenti, che sono una di acqua fredda e una di acqua calda che vanno a incrociarsi; la caccia agli animali; le danze allegre degli uomini al matrimonio; la danza delle ninfe al chiaro di luna (che è la parte più fantasiosa della sinfonia); le rapide di san Giovanni; il castello di Vyšehrad accompagnato da una citazione del tema del poema sinfonico omonimo composto dallo stesso autore; infine, l’ingresso nella città di Praga.
Vltava (Moldava): il fiume che si fa poesia – Programma
Uno dei temi più celebri del poema sinfonico è tratto dal motivo della popolare canzone rinascimentale italiana Ballo di Mantova (conosciuto anche come Fuggi fuggi fuggi), che le truppe mercenarie delle guerre d’Italia del ‘500 e ‘600 diffusero in tutta Europa. Da qui entrò anche nelle tradizioni popolari slave, da cui Smetana trasse il tema principale della Moldava.
Anonimo (Italy, 16th Century) – Fuggi fuggi (Ballo di Mantova)
V Festival Internazionale di Chitarra “Sei Corde d’Autunno” Renata Fusco, Lorenzo Micheli, Matteo Mela & Massimo Lonardi. Recorded October 10th, 2015. Audio and Video by Drew Henderson
Fuggi, Fuggi, Fuggi dai lieti amanti – Angelo Branduardi (Ballo di Mantova)
Da Futuro Antico II, una delle top-ten del XVII secolo. La melodia si diffuse rapidamente in tutta Europa, giungendo addirittura in America e molti testi furono cantati sulle sue note. Il successo fu tanto clamoroso che questo tema entro’ a far parte del folklore di molti paesi, rendendo quasi impossibile risalire alle sue origini ed al suo compositore. L’inno nazionale Israeliano, Hatikvah, prende spunto dal Ballo di Mantova così come la celebre Vltva (La Moldava) di Bedřich Smetana. Branduardi, nella sua opera, ha rielaborato la versione strumentale a quattro parti di Gasparo Zanetti (editore musicale e violinista del 1600) ed il drammatico testo “Fuggi, fuggi da’ lieti amanti”. (Alessandra Mazzucco)
A Giuseppe Tartini nel 250° anniversario della morte
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
FEDERICO GUGLIELMO Violino solista e concertatore
ELISABETTA GARILLI Voce narrante
GIULIA ORECCHIA Animazioni
Musiche di G. Tartini e F.M. Veracini
Testi di E. Garilli e illustrazioni di G. Orecchia dall’albo illustrato Carthusia Edizioni
Regia video Massimo Belluzzo
Ingegnere del suono Matteo Costa
Iniziativa sostenuta dalla Fondazione Cariparo In collaborazione e con il contributo del Comune di Padova / Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche Con il contributo del Mibact e della Regione del Veneto.
Fu probabilmente nel 1870 che Musorgskij conobbe l’artista e architetto Viktor Aleksandrovič Hartmann. I due svilupparono rapidamente un profondo sentimento di amicizia, poiché entrambi appartenevano a quel gruppo di intellettuali russi che aspiravano a un’arte legata alle radici culturali della loro terra, al suo folclore e alle sue tradizioni, rifiutando le influenze straniere.
Hartmann morì improvvisamente per un aneurisma nel 1873, a soli 39 anni. In suo ricordo ebbe luogo tra febbraio e marzo del 1874, su iniziativa di Stasov, una mostra all’Accademia russa di belle arti a San Pietroburgo, dove furono esposti circa 400 suoi lavori. Musorgskij, che aveva contribuito prestando alcune opere della sua collezione, rimase molto colpito dalla visita alla mostra, e nel giro di poche settimane compose i Quadri di un’esposizione.
Come per la maggior parte delle opere di Musorgskij, anche la pubblicazione dei Quadri di un’esposizione fu una vicenda travagliata. Infatti il lavoro fu dato alle stampe solo nel 1886, cinque anni dopo la morte dell’autore, a cura del suo amico Nikolaj Rimskij-Korsakov. Questi però, convinto che nel manoscritto fossero presenti numerosi errori, che riteneva necessario correggere, non pubblicò la partitura originale, ma apportò parecchie modifiche. Solo nel 1931 l’opera fu pubblicata in accordo al manoscritto di Musorgskij, che venne poi pubblicato in fac-simile nel 1975.
La suite è composta da quindici brani, dieci ispirati ai quadri e cinque Promenade (passeggiata), che rappresentano il movimento dell’osservatore da una tela all’altra. La grande porta di Kiev è il quadro finale.
V. Hartmann, Progetto per la grande porta cittadina di Kiev – Facciata principale
Hartmann progettò una porta monumentale in onore dello zar Alessandro II, per commemorare il fatto che il monarca era scampato a un tentativo di assassinio il 4 aprile 1866. Egli lo riteneva il miglior lavoro che avesse mai fatto. In effetti il suo progetto risultò vincitore in un concorso nazionale, ma poi i piani per costruire la struttura furono abbandonati. Il movimento presenta un grandioso tema principale quasi a glorificare la Promenade di apertura. Il solenne tema secondario è basato su un inno battesimale tratto dal repertorio di canti della Chiesa ortodossa russa. Il pezzo ha la forma di un ampio rondò in due sezioni principali: ABAB|CADA. La prima parte del movimento rispetta la struttura di uno schema ABABA. La sua brusca interruzione con nuova musica appena prima della sua conclusione attesa dà al resto del movimento un senso di vastità: questo esteso congedo fa da coda alla suite nel suo complesso.
A Tema principale (forte) Tempo: Maestoso
B Tema dell’inno (piano) (la bemolle minore)
A Tema principale (forte) Le scale discendenti ed ascendenti ricordano un insieme di campane.
B Tema dell’inno (piano) (mi bemolle minore)
C Interludio/Transizione (forte) Il tema della Promenade viene richiamato. Suggestioni di meccanismi d’orologio, campane, ascesa.
A Tema principale (fortissimo) Figure di terzine. Tempo: Meno mosso, sempre maestoso
D Interludio/Transizione (mezzo forte con crescendo) Terzine.
A Tema principale (fortissimo) Tempo: Grave, sempre allargando Il ritmo rallenta fino al punto fermo della cadenza finale.
Rimski-Korsakov (1844-1908) Ouverture La grande Pasqua russa, Op. 36 – Orquesta Sinfónica de Minería
La grande Pasqua russa. Ouverture su temi della Chiesa russa per grande orchestra, Op. 36 è un’ouverture sinfonica di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov per grande orchestra.
Nell’inverno 1887-88 Rimskij-Korsakov concepì l’idea di comporre un’ouverture basata su temi del’Obichod, una raccolta di canti liturgici della Chiesa ortodossa russi, dedicato alla memoria di Modest Petrovič Musorgskij ed Aleksandr Borodin, i due membri del Gruppo dei Cinque prematuramente scomparsi.
Rimskij-Korsakov scrisse il programma in prosa, e lo fece stampare nell’edizione della partitura. Esso recita:
«Che Dio si levi, e che i suoi nemici siano dispersi, e fuggano dalla Sua presenza coloro che Lo odiano. Che si disperdano come si disperde il fumo; come la cera si scioglie al fuoco, così gli empi periscano alla presenza di Dio. E dopo che il sabato fu passato, Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo e Salomè comprarono dei profumi per andare ad ungere Gesù. E partite di buon mattino il primo giorno dopo il sabato, giunsero al sepolcro che il sole si era già levato. E si dicevano tra loro: “Chi ci sposterà la pietra dalla porta del sepolcro?”. E videro che la pietra era stata levata; ed era molto grande. E, entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto sul lato destro, vestito di vesti bianche, e ne furono turbate. Egli disse loro: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù il Nazareno, che è stato crocifisso; Egli è risorto.” E la lieta novella si sparse per tutto l’universo, e coloro che Lo odiavano fuggirono dinanzi a Lui, dispersi come il fumo. “È risorto!” cantano i cori degli Angeli in cielo, al suono delle trombe degli Arcangeli e al fruscio delle ali dei Serafini. “È risorto!” cantano i sacerdoti nei templi, in mezzo a nuvole d’incenso, al lume di innumerevoli candele, al suono delle campane trionfanti.»
La lunga e lenta introduzione rappresenta la profezia di Isaia sulla Risurrezione di Cristo. Il successivo Andante lugubre illustra il sacro sepolcro, che d’improvviso risplende di luce al momento della Risurrezione, nel passaggio al successivo Allegro, che conduce all’atmosfera di festa della messa ortodossa mattutina.
Blog didattico dedicato all’apprendimento/insegnamento della Musica nella Scuola Secondaria di I Grado e all’integrazione delle Tecnologie nella didattica.
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